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Strage di Viareggio, la sentenza di primo grado

Poco prima di mezzanotte, il 29 giugno 2009, un treno merci con carri cisterna contenenti GPL, deragliò trascinando fuori dai binari diversi carri, da cui fuoruscì il carico di gas causando esplosioni ed incendi.

I danni furono istantanei e 11 persone persero la vita in pochi minuti, nell’esplosione e nel seguente incendio o travolte dal crollo degli edifici; altre due persone vennero stroncate da infarto e decine rimasero ferite; di esse molte riportarono gravissime ustioni e la maggior parte morì, anche a distanza di diverse settimane dall’evento.

Solo nel luglio 2013 il GUP di Lucca decise per il rinvio a giudizio di 33 imputati, tra cui i vertici delle Ferrovie dello Stato. Tutti gli imputati sono accusati, a vario titolo, di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni personali. Nonostante la richiesta fatta dai familiari delle vittime e dal sindaco di Viareggio, Leonardo Betti, lo Stato italiano decise di non costituirsi parte civile al processo.

Dopo sette anni e mezzo, il 31 gennaio 2017,  il tribunale di Lucca ha emesso la sentenza di primo grado.

Il treno deragliato non era sicuro e non avrebbe dovuto viaggiare; non si è quindi trattato di fatalità, ma vi sono state responsabilità ben precise.

Tra gli imputati, vengono condannati a 7 anni e 6 mesi di carcere Michele Marco Elia (nel 2009 amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana), a 7 anni di carcere Mauro Moretti (nel 2009 amministratore delegato di Ferrovie dello Stato) e pure a 7 anni e 6 mesi Vincenzo Soprano, ex amministratore delegato di Trenitalia e di FS Logistica. In totale sono 23 le condanne emesse dal tribunale di Lucca, che ha dimezzato tuttavia le pene richieste dell’accusa.

Nel lungo e tortuoso iter del processo, CittadinanzAttiva, rappresentata dall’avv. Stefano Maccioni, è stata presente come parte civile accanto ai familiari delle vittime. Riportiamo alcune parole di Laura Liberto, coordinatrice di “Giustizia per i diritti” di CittadinanzAttiva:

La  sentenza appena emessa è una pronuncia importante, perché riconosce che all’origine del disastro vi fu  la violazione delle normative sulla sicurezza ferroviaria, e perché attribuisce in modo chiaro le responsabilità a carico degli ex vertici di RFI, Ferrovie e Trenitalia di una strage che poteva essere evitata. E’ un primo importante riconoscimento anche per i familiari delle vittime e per chi è sopravvissuto al disastro e che con la loro tenacia, trasformando il dolore in forza, hanno tenuto viva l’attenzione su una vicenda che finora era stata totalmente oscurata dalla stampa, pur essendo la più grave strage ferroviaria dal dopoguerra e sulla quale soltanto oggi si riaccendono tutti i riflettori. Continueremo ad essere accanto a loro in questa battaglia, perché tragedie simili non devono ripetersi.

 

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