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Per tutto ciò che è possibile insieme agli altri

Oggi ho risposto mentalmente alle molte persone che mi chiedono perché faccio volontariato: ho voluto chiederlo anche a me stessa, ed ecco la risposta più onesta che posso dare.

Faccio volontariato per mille ragioni; certo sono stata battezzata, ed ho fatto Comunione e Cresima, ma mi ritengo nonostante tutto Laica, profondamente Laica. E dopo questa premessa, tanto per chiarire che la mia spinta non è di tipo religioso, devo ammettere che lo faccio… in parte perché riempio un vuoto che ho da sempre dentro di me, ma anche perché provengo da una famiglia di umili operai del nord, veneti, i primi “meridionali del nord” ai quali non si affittava casa.

Genitori politicizzati, sindacalisti, lottatori da sempre contro le ingiustizie, contro le tante ingiustizie subite, per la mia mamma il lavoro in fabbrica a soli 10 anni: perché cari amici, anche da noi il lavoro minorile c’era. Ho vissuto da sempre il senso della solidarietà e anche la vicinanza della Comunità Valdese, mi ha indotta a fare sempre delle scelte.

Ho fatto il mio primo sciopero a soli 14 anni, unica dipendente a scioperare: ho da sempre vissuto la pavidità dei miei colleghi, la mancanza di coraggio nell’affrontare i problemi. Forse questo è il punto, dimostrare che i problemi non affrontati non scompaiono, si moltiplicano, e soprattutto i problemi vanno affrontati insieme, con il gruppo, perché solamente in tanti si ottengono i risultati.

E poi c’è la soddisfazione di quando ottieni il risultato. Se solo tutti capissero quanta gioia, quanta serenità danno i risultati ottenuti insieme agli altri, penso che fareste tutti volontariato.

Ecco: ora sapete perché faccio volontariato.

I problemi non affrontati non scompaiono, si moltiplicano: vanno affrontati insieme, con il gruppo, perché solamente in tanti si ottengono i risultati.

2 pensieri riguardo “Per tutto ciò che è possibile insieme agli altri

  • Franco Alajmo

    Ci sono molti modi di fare volontariato, come ci sono molte motivazioni che ci spingono a farlo. Tutte assolutamente legittime. Ma due punti sono imprescindibili: la comprensione (capire i bisogni, conoscere l’altro) e la partecipazione (empatia, fare insieme, condividere obiettivi e modalità di lavoro). Ognuno agisce per come può e come sa, mette a disposizione le proprie competenze. Lo scambio di idee e il mettere insieme più progetti e molteplici attori è – quasi – garanzia di risultati.

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    • Giovanna Reghin

      in effetti la cosa più importante è ascoltare e accogliere le necessità dei Cittadini, lavorare insieme per modificare in meglio le difficoltà che si incontrano e cercare di colmare le lacune

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