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Verso un nuovo TDM

Come anticipato in un  precedente articolo , si è svolta una riunione tra tutti coloro che sono coinvolti nelle attività della rete toscana del Tribunale per i diritti del malato (TDM).
L’incontro doveva fare il punto sulla sanità nella nostra regione, su come l’azione di Cittadinanzattiva si propone di rinnovarsi, a fronte delle sfide che sono davanti a noi.
Già il modello statutario e l’organigramma dell’associazione sono cambiati recentemente, e questo avviene in un momento in cui i temi della salute e della sanità sono drammaticamente presenti nella vita di tutti noi, individualmente e collettivamente.
La pandemia sta trasformandosi da un evento emergenziale, come lo abbiamo vissuto nell’ultimo anno, in una nuova normalità, una ‘patologia cronica’ che impatta sul nostro modo di vivere, sulle relazioni sociali, sull’economia, su una limitazione delle libertà individuali, sulla capacità dei sistemi sanitari di fare fronte – oltre agli effetti direttamente causati dal coronavirus e alla più massiccia campagna vaccinale che il mondo si sia mai trovato ad affrontare – all’assistenza ‘ordinaria’ di tutti quei malati, acuti e cronici, che hanno anch’essi pagato un grosso tributo alla crisi sanitaria. La mortalità per malattie cardiovascolari e neoplastiche è aumentata negli ultimi 12 mesi, i pazienti con patologie croniche sono stati trascurati, la prevenzione è quasi scomparsa dall’orizzonte.
Una grande crisi di sistema ha colpito la nostra sanità, che ha dimostrato grosse carenze nelle capacità di risposta, specie in quelle regioni dove la medicina del territorio era stata depotenziata negli scorsi anni, e dove l’organizzazione, a partire dalle fasi diagnostiche e di tracciamento del virus fino alla gestione della comunicazione e dell’attuazione della vaccinazione di massa, si è dimostrata estremamente problematica. I cittadini hanno sofferto enormemente, e ancora soffrono, per questo stato di incertezza e sfiducia nelle istituzioni, che si somma ai problemi di salute e a quelli socioeconomici.
Come ci siamo posti e come ci potremo porre per essere efficaci nell’azione di tutela dei cittadini e di interlocuzione con le istituzioni, questi sono stati gli argomenti più dibattuti in un incontro in videoconferenza molto partecipato.
Un giudizio comune sulla sanità toscana è emerso. Molti malati sono stati dimenticati e sono ancora trascurati. La medicina territoriale è stata meno efficace rispetto alle aspettative. Sui medici di medicina generale è gravato tanto lavoro: molti lo hanno svolto con impegno e dedizione, in molti casi pagando un alto prezzo e anche con la loro vita, hanno contribuito alle vaccinazioni dei loro pazienti, ma sono stati troppo spesso difficilmente raggiungibili dai loro assistiti, con rarefazione e rallentamento delle possibilità di una visita ‘in presenza’. Negli ospedali e negli ambulatori sono mancati, specie nei primi tempi della pandemia, i dispositivi di protezione individuale, sono stati a lungo sospesi gli appuntamenti per le visite ambulatoriali e gli interventi chirurgici programmati, con una ripresa lenta dell’erogazione delle prestazioni alla fine dell’estate, poi nuovamente messa in crisi dal protrarsi della seconda e terza ondata.
I nostri punti di ascolto, situati prevalentemente dentro gli ospedali, sono stati chiusi un anno fa, e la maggior parte di questi sono ancora chiusi: ciò ha determinato grosse difficoltà  nell’incontrare e ascoltare le persone, rispondere alle loro domande, dare indicazioni chiare (che chiare non erano da nessuno e per nessuno). In parte si è sopperito con strumenti alternativi di comunicazione, ma evidentemente nella maggioranza dei casi, specie nei confronti delle persone anziane, fragili o maggiormente provate, questo non è sufficiente.
La richiesta urgente è quella di riaprire i punti di ascolto, nel rispetto di tutte le necessarie misure di sicurezza, ma riaprire al più presto, perchè se da un lato ci è richiesto di intervenire a sostegno di chi ha bisogno di noi, dall’altro lato poco viene fatto per supportarci in questo.
L’interlocuzione nostra e delle associazioni, anche in un contesto – da migliorare nella forma e nella sostanza – di partecipazione strutturata con Regione, Aziende sanitarie e Zone distretto/Società della salute, è stata difficile, con risposte che non giungevano alle richieste di informazioni e ai suggerimenti dovuti, sulla base dei problemi, dei dubbi, delle contraddizioni e dei mille paradossi che tutti i giorni ci venivano segnalati dai cittadini.
Centrale è quindi ripartire dall’ascolto, dalle nostre assemblee territoriali, cercando di fare sintesi a livello regionale, in rete, anche una rete telematica – da costruire quanto prima.
Dobbiamo evitare di essere imbrigliati dalla burocrazia, pretendere che le decisioni assunte vengano rispettate e le delibere e i protocolli realmente attuati. I cittadini perdono il loro tempo tentando di raggiungere il servizio sanitario scontrandosi con call center che non rispondono, piattaforme informatiche che si bloccano. Si rischia di arrivare alla paradossale affermazione che ‘la sanità funzionerebbe se non ci fossero i malati!’
Riapriamo gli sportelli, formiamo i volontari, raccogliamo in un libro bianco tutte le segnalazioni che riceviamo, facciamo sentire la nostra voce, perchè niente del nostro lavoro deve andare sprecato. Apriamoci a collaborare con altre associazioni, senza pregiudizi, ma cercando di mediare verso un punto di equilibrio tra le tante istanze senza risposta.

Cerchiamo di evitare che, come sempre, i più deboli paghino il conto più salato.

Continuiamo tutti a sentirci parte di una comunità.
Grazie  a tutti i volontari, e buon lavoro.

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