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Trasparenza nelle stanze del Palazzo: un’utopia?

Una lettera aperta.

Gentilissimi Consiglieri,

Vi scrivo in merito ad alcune mie osservazioni partorite durante l’ultimo video prodotto dal nostro Comune sui lavori della Commissione consiliare Ambiente. Non ho potuto fare a meno di scrivere personalmente al Presidente di tale commissione per fare notare ciò che ho rilevato, seguendo quanto espresso da alcuni suoi componenti,  che sono stati da noi eletti a rappresentarci, e, proprio per questo motivo, atti a tenere una capacità espressiva istituzionale e rispettosa. Ho fatto presente al Presidente di come sia rimasta sconcertata da alcune osservazioni ‘giudicanti’ di due membri della commissione e, pur non essendo coinvolta dalla raccolta differenziata porta a porta, mi sia sentita libera di esprimere il mio pensiero, senza coinvolgimento o interesse personale, ma indignata come cittadina. E così ho scritto che nella sua qualità di Presidente, credo, egli avrebbe dovuto far notare ai membri di tale commissione, che ci rappresenta, come certe osservazioni irridessero a situazioni familiari non certo piacevoli.
Ascoltare uno che ironizza su chi si lamenta della mancata possibilità di smaltire pannolini, notando che ben si è guardato dal parlare di pannoloni, come se i cittadini contrastivi avessero tre gemelli, ci fa capire di quanta ignoranza si ammantino coloro che dovrebbero rappresentare la totalità della “rappresentazione” umana. Forse questo consigliere, ancorché in giovane età, non sa che basta avere tre figli nati a distanza di un anno per avere le deiezioni di tre bambini che defecano, a meno che il consigliere non sia abituato a condizioni patologiche di stipsi, due volte al giorno per raggiungere livelli ragguardevoli di rifiuti tossici e nauseabondi. Ancor più nauseabondi sono le deiezioni umane di allettati,  le feci dei malati sono particolarmente fetide, e se sono di anziani sotto trattamento farmacologico per mantenere la motilità dell’intestino ancor di più.

Siamo ‘compiaciuti’ di constatare che alcuni membri dei consigli che ci rappresentano non abbiano ancora figli e soprattutto genitori anziani malati da accudire anche se, in quanto maschi, dubito che se ne prenderanno mai cura ma, se almeno lo avessero provato, avrebbero potuto colmare la lacuna culturale con quella esperienziale. Credo doveroso riportare al dovuto rispetto i membri della commissione quando parlano di cose che non conoscono, perché parlano per e in vece dei loro concittadini che, disgraziatamente, li hanno votati e che possono trovarsi in condizione di grave disagio.
Da donna e da sessantenne, io conosco la differenza che passa fra un pannolino di un neonato, soprattutto sano, e quello di una madre anziana, malata terminale, cui ho somministrato le cure palliative in casa e conosco l’odore della malattia e della morte:  condannare queste persone a vivere in questo odore è mortificante per loro, alienante per i familiari e irriguardoso per gli operatori sanitari che supportano queste persone, come già vi è stato fatto presente, attraverso una lettera inviata da CittadinanzAttiva – Tribunale per i Diritti del Malato. Facendo parte di CittadinanzAttiva io mi metto dalla parte del malato, anche se ora queste problematiche non mi toccano, o almeno potrebbero toccarmi nuovamente in un prossimo futuro se la sorte si accanisse in modo particolare:  mai mi passerebbe per la mente di irridere chi sta ponendo un problema serio, foss’anche la centesima parte della cittadinanza, di cui voi, come amministratori, avete il dovere di prendere in carico e risolvere le problematiche, senza stendardi o bandiere da piantare sul tavolo.

Aggiungo inoltre che un’altra consigliera avrebbe potuto evitare di citare a modello il suo esempio personale nel conferimento dell’umido, perché la sua famiglia non è rappresentativa di una famiglia numerosa, che vive in 45 mq, con una madre casalinga e molti figli piccoli, a cui cucinare tre volte il giorno, o con genitori anziani da badare e a cui preparare i pasti. Riportare le questioni alle proprie vicende personali non è significativo di nulla, solo di mancanza di empatia e conoscenza della realtà poliedrica della società. In Consiglio si discute dei problemi dei cittadini, non dei nostri stili di vita, foss’anche lontani da noi, a meno che non si parli di comportamenti antisociali, delinquenziali, contro la sicurezza e la salute pubblica:  qui non si mette a repentaglio nulla di questo, da parte del cittadino che chiede alternative e non di delinquere.

Non è la prima riunione consiliare che questa pandemia mi ha dato opportunità di seguire in remoto:  mi si è purtroppo aperto un mondo su ciò che accade dietro quelle porte chiuse, come si relazionano i vari gruppi politici fra loro, spesso con toni aggressivi e arroganti,  conseguentemente travalicando il reale mandato che viene loro conferito come rappresentazione democratica e trasversale di tutti i cittadini, di qualsiasi sesso, razza, orientamento politico, di genere o religioso, ceto sociale o culturale.

Dietro quelle porte e quei muri, in quelle stanze lontane  centinaia di miglia  dalle persone,  si rivelano individui ben diversi da quelli scelti dagli elettori, non curanti degli interessi dei cittadini.

L’etica e la trasparenza devono valere anche all’interno delle segrete stanze del Palazzo?

 

NOTA DELLA REDAZIONE:

Abbiamo riflettuto a lungo prima di decidere la pubblicazione di questa lettera aperta, in forma ‘impersonale’, anche se fa riferimento a argomenti concreti di cui ci siamo interessati recentemente.

Questa non vuole essere una denigrazione della politica, ma un monito per fare si che chi ci rappresenta, ricordi il proprio ruolo, e sia sempre rispettoso delle Istituzioni, dei Cittadini e del diritto di ognuno di esprimere il proprio libero pensiero senza alcuna forma di discriminazione.

Il dibattito politico si basa sul confronto delle idee e su scelte, che devono essere assunte nell’interesse della Polis, non di personalismi. E il linguaggio del dibattito deve essere consono con i principi dell’etica e del rispetto. Sempre. Anche nel chiuso delle ‘segrete stanze’. (f.a.)

 

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